domenica 16 dicembre 2007

Fantasmi del 15 dicembre 2007...

C'è proprio poco da fare... uno può allontanarsi quanto vuole dalla propria città, cercare di capire, provare a crescere, ma ci sono alcune cose che ogni volta ti lasciano un pò di merda. Per me una di queste è un fantasma che mi porto con me da anni, e capita che delle notti la sogni e che mi svegli sempre un pò di merda. La cosa mi scombussola e mi stupisce sempre un pò, come è possibile che a tipo una decade di stanza la cosa mi colpisca ancora? Come è possibile che dopo tutte le evoluzioni delle reciproche vite parte di me continua a pensare e a sperare forse in qualcosa di impossibile. Non posso far altro che prendere atto della cosa, è forse inutile lottare con essa, tanto vale accettare il fatto che ci sia e che sia parte di quello che sono oggi e che forse rimarrà sempre con me.

Intanto lascio Seattle per Portland, fra un paio d'ore ho il treno. La città mi saluta con pioggia, vento e un freddo che così ancora non s'era fatto vivo, un pò a spronarmi al partire e a lasciarmi alle spalle questo posto a mio avviso palloso e deprimente, ma come ho già detto potrebbe essere il periodo dell'anno. Sono ad uno Starbucks, ne trovi uno ad ogni angolo, e stò provando il frappuccino, una specie di granita al caffè nel mio caso, ma in diversi gusti, come insegna Derek Zoolander. Da quello che ho visto la stazione di Portland non è lontana dall'albergo, che probabilmente sarà la mia prima tappa. Una cosa comunque l'ho capita, dicono che a natale qui in America si ammazza un sacco di gente, la colpa non può non essere delle canzoncine di natale che in ogni negozio ti annebbiano la mente e te ricordano che devi esse felice, cosa insopportabile per chi solo ha un pò di cazzi suoi. Mettetece del cazzo de metal e vediamo se le cose non cambiano!

Sono sul treno, sono rilassato, finalmente. Non riesco ancora bene a capire cosa stò facendo, mi limito a farlo e basta. Mi limito a seguire il mio itinerario e a vivere, con tutti i cazzi e le cose che fanno di me quello che sono. Continuo a portare inutilmente le chiavi di casa nella tasca sinistra dei pantaloni, quasi come un feticcio di ciò che è la mia vita fuori da questa folle avventura. Mi sembra di aver lasciato casa da poche ore quando sono ormai oltre 2 settimane, ma non me ne rendo ancora conto. C'è chi dice che devono passare 40 giorni prima che una situazione si assimili completamente e forse sarà così anche per questa strana avventura che stò portando avanti in solitaria, non solo perchè sono fisicamente solo, ma perchè spesso mi ci sento anche spiritualmente, anche se sò che molti cari amici seguono il mio diario e di questo non posso che esserne felice.
3.45 ore per $36 di treno, vediamo cosa cambia da qui a lì, 5 giorni a Portland, poi, come da programma, puntatina natalizia a Bend in compagnia di una coppia di sorelle filmmaker conosciute ad Anchorage e delle proprie famiglie. Mi mette un pò in imbarazzo questa cosa, ma alla fine se mi hanno invitato è perchè je pia bene e da quello che posso capire dai pochi giorni che sono qui la gente non fa le cose per quieto vivere, ma solo perchè effettivamente gli fa piacere, cosa che spesso viene castrata dagli insegnamenti cattolici in Italia.

Questi giorni da solo sono ottimi per pensare, pensare un pò a tutto, a quello che si vuole, a quello che si è fatto e a come si interagisce con le persone e con il mondo che ci circonda. A come anche le persone che ci sono vicine si comportano con noi e come noi ci comportiamo con loro. Ma non potendosi confrontare essi rimangono esclusivamente dei pensieri, e non vanno da nessuna parte.

Finisco di ammorbarvi per ora... :D

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